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Coniglio: versatile tradizione

La versatilità del coniglio.

Un numero monografico dedicato al coniglio non poteva di certo mancare. Infatti la sua carne magra ed estremamente versatile si presta alle più svariate preparazioni in cucina: al forno, in umido, fritto, in padella, in agrodolce, per non parlare delle ricette degli chef stellati come il filetto di coniglio marinato con maionese di mele e cialda alle nocciole di Sergio Vineis o il particolare coniglio alla cacciatora (tradizionale solo nel nome) di Marta Grassi.
Come sempre vogliamo invitarvi a sfogliare la rivista come se vi imbarcaste per un viaggio favoloso in direzione di un orizzonte culinario ogni volta diverso: quindi lasciate da parte pesi e bagagli, mettetevi comodi e accingetevi a scoprire qualcosa che non sapete già su questo curioso animale al quale, nella tradizione dei nativi americani, il Grande Spirito aveva donato agilità, grande fiuto e capacità di nascondersi, ma anche una prolificità tale da permettergli di non estinguersi. Per la stessa ragione, era considerato presso questo popolo un simbolo di fertilità. Peraltro, essendo dotato di scarso coraggio, ai guerrieri indiani era proibito cibarsene prima di una battaglia per paura che assorbissero in qualche modo la stessa sua timidezza.
E se nella cultura greca il coniglio era sacro ad Afrodite, presso i Romani si credeva che le sue carni combattessero la sterilità femminile e che gustarne i testicoli favorisse il concepimento.
Nella cultura occidentale permane la simbologia legata alla fertilità, ma ad esso si lega nel mondo cattolico anche quello della lussuria che giunge fino ai nostri giorni, tanto che il coniglio diviene simbolo di puro godimento legato al piacere dei sensi nel logo della rivista maschile Playboy. 
Un tempo, in Europa, nei bauli da nozze lignei, dove la sposa portava il suo corredo entrando nella casa maritale, venivano dipinti conigli impauriti cacciati da pellicani che richiamano la simbologia cristologica quale esortazione per i novelli sposi a evitare condotte immorali e a preservare e rispettare il vincolo del sacramento matrimoniale.
Eppure proprio questo animale, che per la sua prolificità divenne emblema di lussuria, fu scelto da sant’Ambrogio – per il fatto che il coniglio cambia il manto a seconda delle stagioni – quale simbolo della resurrezione e, parimenti, lo troviamo a esemplificazione della doppia natura di Cristo in celebri dipinti quali, ad esempio, la Madonna con coniglio di Tiziano (di cui parla appunto in questo numero Franco Ivan Nucciarelli) o la Madonna col Bambino e i santi Quirino e Francesco del Correggio. Ed è proprio il coniglio pasquale che, prima in Germania, poi negli Stati Uniti e ora un po’ dovunque, lascia ai bambini buoni uova colorate a Pasqua per celebrare la nascita a nuova vita.

Direttore Responsabile