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Un crostaceo molto europeo

Quanto frutta la pesca degli scampi?

Da sempre assimilato a una piccola aragosta o astice, il Nephrops norvegicus (Linnaeus, 1758), conosciuto anche con il nome di aragosta della Norvegia, gambero della baia di Dublino, langostino o shrimp, è un crostaceo tipicamente europeo. È pescato principalmente nella Porcupine Bank, un’enorme area dell’oceano Atlantico tra le isole dell’Islanda e dell’Irlanda, nella cui capitale, Dublino, si celebra ogni anno il Festival degli scampi.
Avendo una carne molto pregiata, ricercata e dal sapore delicato che ben si presta per essere adoperata in appetitosi piatti, tra i crostacei gli scampi sono particolarmente richiesti, tanto da alimentare un vivace commercio internazionale, cresciuto ininterrottamente dalla metà del secolo scorso. Infatti, se nel 1950 le catture si collocavano intorno alle 9.300 tonnellate, nel 1960 già si erano raggiunte le 24.000 tonnellate, per toccare il picco nel 2007 con quasi 80.000 tonnellate.
In ragione di una crescita esponenziale, l’Organizzazione Mondiale dell’Agricoltura ha lanciato un grido d’allarme sulla sostenibilità della specie a causa di catture così elevate.
Genuinamente europei, oltre al Mare del Nord, gli scampi vengono anche pescati nel Mediterraneo, specialmente nel medio Adriatico e nel Tirreno. A scala europea, mentre per le pannocchie, gli scampi e i granchi l’Unione Europea vanta tassi di autosufficienza rispettivamente del 100%, 97% e 83%, per le altre specie di questo gruppo il mercato comunitario dipende fortemente dalle importazioni.
Se si considera la produzione, che nel 2008 (dati ISTAT-IREPA) è stata di poco inferiore alle 22.000 tonnellate, in percentuale il mare italiano più pescoso di crostacei è l’Adriatico (44%), seguito a breve distanza da quello siculo (42%), mentre quelli tirrenico, ionico e sardo si attestano su percentuali al di sotto del 7%.
Disaggregando i dati sulla produzione totale ed estrapolando i soli valori inerenti i gamberi, le mazzancolle e gli scampi – pari a 14.624 tonnellate (67% del totale) – il mare più pescoso è di gran lunga quello siculo (59%), seguito dall’Adriatico (26%), mentre i restanti presentano percentuali pari o inferiori al 6%.
Per regioni, nella pesca degli scampi predominano il Veneto con 15.850 tonnellate, seguito dall’Emilia-Romagna con 13.776 tonnellate, mentre il Friuli-Venezia-Giulia compare nelle statistiche con una pesca di poco più di 48 tonnellate.

Professore Associato di Storia Economica presso l'Università degli Studi di Perugia