I mille volti del Sangiovese
Morbido e vellutato, ben bilanciato da una vivace freschezza, è uno straordinario vino da meditazione dal sorso ricco e dal quadro aromatico intenso.

Dici Sangiovese e pensi inesorabilmente alla Toscana. E non potrebbe essere diversamente visto che è il vitigno più diffuso in questa regione anche se, in totale, a livello nazionale conta quasi l’11% della superficie viticola. Si apprende dai testi di enografia italiana che le origini e la sua provenienza siano piuttosto incerte. Le prime informazioni risalgono al XVI secolo quando Giovan Vittorio Soderini ne parla nel suo trattato “La coltivazione delle viti”. “Il Sangiocheto o Sangioveto è un vitigno rimarchevole per la sua produttività regolare”. Anche l’origine del nome è incerta: sangiovannese, forse perché originario di San Giovanni Valdarno; sanguegiovese o sangue di Giove sempre per la sua possibile provenienza o San Giovannina, uva primaticcia, dato il suo precoce germogliamento. Presente diffusamente anche in Romagna e in tutta l’area tirrenica parrebbe essere un discendente diretto del Ciliegiolo con parentele in Campania e in Calabria. Una sola bacca e tanti cloni, ovvero tante varianti fenotipiche e genetiche in cui si è differenziato nel corso dei secoli e nei diversi territori. In Toscana, ad esempio, si distinguono due grandi famiglie: il Sangiovese Grosso, conosciuto come Brunello a Montalcino e Prugnolo Gentile a Montepulciano, il Sangiovese Piccolo che comprende il biotipo Morellino di Scansano. Una natura policlonale così importante che fa sì che la forbice dei “sangiovesi” sia ampia e con caratteristiche diverse di vigoria e resistenza, versatilità e affidabilità. Elementi che definiranno il vino sotto il profilo organolettico rendendo difficile una descrizione assoluta, e le cui espressioni si posizioneranno dai vertici qualitativi del Brunello di Montalcino, del Chianti Classico dove prospera su terreni argillosi scistosi altamente friabili noti come galestro, del Carmignano, fino a tipologie più modeste la cui naturale ruvidità, sia tannica che acida, data dall’elevata produttività, viene mitigata da pratiche colturali idonee a calibrare l’irruenza e dall’assemblaggio con altre uve a bacca nera autoctone come Canaiolo, Ciliegiolo, Colorino e Malvasia nera e, in passato, anche con uve a bacca bianca come la Malvasia e il Trebbiano, come prevedeva la “formula del Chianti” del Barone Ricasoli del 1872.
Con l’avvento dei vitigni internazionali si sono affermate anche le uve Merlot e Cabernet visto il successo di alcuni Supertuscan. Non solo vino rosso. Dall’appassimento delle uve Sangiovese di ottiene anche un vino passito molto particolare: il Vin Santo Occhio di Pernice. Prodotto nel Chianti, a Montepulciano, a Carmignano, ha il medesimo processo di produzione del Vin Santo ma cambia alla vista avendo toni che virano dall’ambrato fino a un delicato rosso rubino. Morbido e vellutato, ben bilanciato da una vivace freschezza, è uno straordinario vino da meditazione dal sorso ricco e dal quadro aromatico intenso. In Emilia-Romagna il Sangiovese è il vino rosso che identifica la Romagna, il primo ad ottenere sul territorio, nel luglio 1967, il riconoscimento della Denominazione di origine controllata. Come precedentemente scritto, il Sangiovese ha un’ottima capacità di adattamento ai diversi tipi di suoli. Ed ecco che anche qui ha avuto una crescita qualitativa costante con una propensione alla versatilità dal punto di vista enologico. Il Sangiovese di Romagna è da bersi giovane, più fruttato e gradevole, o nelle versioni più impegnative, quelle affinate con sfumature violacee che col tempo volgeranno al granato, dalla trama tannica ricca, elegante, persistente, e toni sapidi e speziati, ricamati da note di “goudron”. Straordinario l’abbinamento con pollame nobile, carni rosse, stufati e selvaggina. Mario Soldati, figura eccezionale nella storia culturale del Novecento, racconta in Vino al Vino (Secondo Viaggio, Autunno 1970) che “Il Sangiovese (di Romagna, ndr) è eccelso. Profumato lontanamente di lampone, colore rubino intenso, sapore asciutto un po’ tannico, retrogusto gradevolmente amarognolo, violento ma fresco di una freschezza sua naturale e indipendente dalla temperatura. Qui in Romagna penso che il Sangiovese sia ottimo di un anno o di due”. Acuta osservazione supportata dalla capacità di Mario Soldati di contestualizzare, già nel 1970, la necessità di invecchiamento per il Sangiovese puro impiegato nel Senese, a Montalcino. “Il Brunello non è buono prima di tre o quattro anni: e migliora con il tempo”. Una verità senza dubbio che Soldati non pretende sia assoluta ma che pone l’attenzione sulla multiformità dell’uva, eterogenea, duttile, ecclettica: “il giudizio sulle possibilità del Sangiovese varia da cantina a cantina, da tipo a tipo. In ogni caso, sono invece sicuro che il Sangiovese è naturalmente un vino comune, ma talvolta, di classe”. Oltre che in Toscana e in Emilia-Romagna, il Sangiovese abita le Marche, il Molise e l’Umbria, dove interessa il territorio collinare di Torgiano. A base Sangiovese (può oscillare dal 70 al 100%) il Torgiano Rosso Riserva Docg, ma lo ritroviamo con ruolo importante, in purezza o in assemblaggio, in molte denominazioni come il Rosso di Montefalco, Rosso dei Colli Amerini, Colli del Trasimeno e dei Colli Martani. Anche nelle Marche il Sangiovese è un grande protagonista: i Colli Pesaresi Sangiovese Doc (anche Riserva), che interessa il territorio della provincia di Pesaro, è previsto dal disciplinare con una presenza minima dell’85%. Asciutto, armonico, color rosso granata con riflessi violacei, si propone olfattivamente con le sensazioni tipiche del vitigno. Insieme al Montepulciano è presente nel Rosso Conero e nel Rosso Piceno. Anche il ricordo di Luigi Veronelli, che negli anni Sessanta era già un sostenitore dei cru e delle singole vinificazioni, il cui valore vince inesorabilmente sull’assemblaggio, racconta di un Sangiovese dalle infinite variabili: ben 118 cloni omologati, frutto della ricerca di enti, istituti, università e vivaisti, coltivabile da nord a sud, nella maggior parte delle regioni italiane.