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Sangiovese, odi et amo

Un Rubesco Riserva Vigna Monticchio di Lungarotti anno 1974 ha segnato alla fine degli anni ’90 il mio personale spartiacque tra l’immaginazione e la realtà, tra la mediocrità di molti vini e l’eccellenza di quel

Se nasci in Piemonte non sarà mai il tuo vino. Se nasci in Borgogna peggio. Ma se nasci in Umbria, al centro dell’Italia, con la Toscana e la Romagna a due passi, cambia tutto. Il Sangiovese è un vitigno intrinsecamente legato alla tua terra di nascita, come per il sottoscritto. Benché sia nato e cresciuto a Milano, mi sono trasferito in Umbria a 14 anni, quindi da un punto di vista anagrafico, la mia “vita di bevitore” comincia e si sviluppa in Umbria. Mio nonno aveva qualche filare di Sangiovese nella campagna di Spello, da cui produceva un vinaccio da far venire i brividi: acido, scarno, imbevibile. Ma era il primo vino che portai al palato e che caratterizzò le mie tavole familiari almeno fino al compimento della maggiore età, periodo in cui, con curiosità e volontà di emanciparmi da quella tortura, incominciai a frequentare le poche enoteche di Perugia per capire se ci fossero delle alternative. E le alternative erano tante. Rifuggendo per un riflesso condizionato il nome Sangiovese dalle etichette, mi innamorai di Barolo, Barbaresco, Pinot nero della Borgogna e Bordeaux.

Con il Sangiovese ci feci pace molti anni dopo, quando Montalcino divenne quello che è adesso, quando il Chianti entrò nell’era moderna, quando mi accorsi di avere a due passi da casa un grande vino da uve Sangiovese come il Rubesco di Lungarotti: l’importante è non far sì che gli errori di gioventù si trasformino in abbagli. Sangiovese – odi et amo – mi ha regalato tremende delusioni (ma non per colpa sua); e indimenticabili emozioni che hanno formato la mia capacità critica, trasformata poi in un lavoro, oltre la passione.

Un Rubesco Riserva Vigna Monticchio di Lungarotti anno 1974 ha segnato alla fine degli anni ’90 il mio personale spartiacque tra l’immaginazione e la realtà, tra la mediocrità di molti vini e l’eccellenza di quel vino. E poi come non citare il Montevertine Pergole Torte, sublime Sangiovese in purezza, nato nel 1977, icona luminescente di una bellezza infinita, che ho collezionato per anni per la sua estetica, prima di decidere di consumare una verticale da sogno. Un ricordo viscerale. Viva il Sangiovese.