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Food porn: fotografare il cibo e condividerlo in rete

Una pratica che oggi va per la maggiore nei social

Il termine food porn è un’espressione comunemente utilizzata per segnalare la pratica di chi fotografa il cibo e ne condivide l’immagine in rete.
L’antropologo Claude Lévi Strauss (1962) era solito dire che un cibo, per noi civilizzati esseri umani, dev’essere «buono da pensare» oltre che buono da mangiare. Oggi, sembra che debba essere buono da vedere.
La parola food porn non si riferisce più soltanto a una pornografia alimentare, fatta di cibi eccessivi e ipercalorici, ma riguarda anche l’operazione più ampia e pubblica di postare cibo e di riempire i social con foto di alimenti. Non è semplice la lettura del food porn dal punto di vista psicologico. Vi sono infatti posizioni di psichiatri che hanno evidenziato aspetti ossessivi e di eccessiva centratura nella fotografia di cibo, il quale diventa focale nella vita lasciando tutto il resto sullo sfondo e segnalando disordini alimentari o veri e propri disturbi mentali. C’è chi, di contro, sostiene che, chi fa foto di cibo e le posta su Instagram, molto spesso vuole banalmente seguire una tendenza o magari essere di tendenza. Ci sono persone alle quali semplicemente piace cucinare e quindi vogliono postare foto di quanto realizzato come in una specie di gioco.

 

Fotografare il cibo e condividerlo trasmette al pubblico qualcosa che ha sempre avuto una funzione privata della nostra vita o che solitamente è riservata a pochi. Anche la convivialità, quindi, contesto tradizionalmente personale e familiare, viene esposta e condivisa: ciò che prima era intimo ora non lo è più.
Tra l’atto del fotografare e l’invio in rete passa troppo poco tempo perché vi sia pensiero o piena consapevolezza dei contenuti comunicati. Non si tratta di foto pensate, ma agite. Le immagini postate non sono, per lo più, comunicazioni ideologiche sul tema cibo ma impulsi guidati da emozioni e sensazioni del corpo e quindi poco consapevoli. La foto è il nostro specchio, manifestando noi stessi attraverso ciò che compiace il nostro palato, cercando quindi anche accettazione e riconoscimento da parte degli altri.
Non dimentichiamo il peso dell’esibizione, del prepotente bisogno narcisistico di sollecitare attenzione da parte dell’altro, di essere sempre visti a tutti i costi come in un Truman show di cui siamo i registi, nell’illusione di destare costante interesse negli altri anche nelle piccole banalità quotidiane.
L’eccesso, la vastità di scelta, la sovrabbondanza di informazioni non necessariamente aiutano a orientarsi, ma creano confusione e incertezza. Così accade con le sovra-stimolazioni sul tema cibo che parlano spesso di un rapporto con il corpo sempre sotto esame e che a volte si fa fatica a gestire.
Gli ingredienti e le componenti in gioco nella ricetta complessa, multicolore e multisapore del food porn confermano la complessità e la ricchezza delle dinamiche sociali, individuali e di gruppo in cui virtuale e reale si intrecciano.

 

 

 

Foto di Federico Minelli

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Esperto in Immagine e Comunicazione