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Del cibo nelle fiabe e nelle favole

Un vero e proprio ruolo simbolico

Fiabe e favole sono mezzi per aiutare il bambino a mediare il suo rapporto con la realtà. Attraverso il racconto fantastico e simbolico vengono offerte trame efficaci per affrontare i problemi della vita: gestire i propri stati d’animo, considerare gli eventi secondo categorie di significato, esplorare l’ambivalenza e gli affetti significativi dell’esistenza. Secondo Bettelheim (1976) la fiaba «inizia esattamente dove il bambino si trova dal punto di vista emotivo, gli mostra dove andare e come»; è una consigliera che suggerisce come muoversi di fronte agli ostacoli della vita.
Il cibo, quasi sempre presente in fiabe e favole, assume anch’esso significati simbolici, personali e sociali molteplici: può essere un mezzo per attivare un cambiamento, raggiungere un obiettivo; può costituire un premio, una prova da superare o un inganno, come la mela stregata offerta a Biancaneve dalla strega-matrigna, che incarna l’archetipo della Madre nel suo lato più oscuro e minaccioso. A volte i protagonisti divengono essi stessi cibo: Pinocchio e Geppetto vengono divorati dalla balena e questo diventa il veicolo di una rinascita per il protagonista; l’orco si trasforma in topo e da divoratore diviene cibo per l’astuto gatto con gli stivali.
Altre volte il cibo evidenzia il tema dell’abbondanza e della scarsità, della ricchezza e della miseria: Pinocchio mangia anche i torsoli delle pere; Pollicino, abbandonato nel bosco con i suoi fratelli dai genitori non in grado di sfamarli, ritroverà la strada di casa grazie alle briciole di pane lasciate sui suoi passi; Hänsel e Gretel incautamente finiscono nell’illusoria casetta di marzapane con il rischio di essere mangiati dalla strega.
Il mangiare cibo diviene metafora di un processo trasformativo dei propri nutrienti interiori, di un percorso di crescita e presa di coscienza di sé, in Alice nel paese delle meraviglie. Alice, in più occasioni, mangia funghi e biscotti o beve pozioni dal potere di farla improvvisamente crescere a dismisura o rimpicciolire della grandezza di un fiore, finché non troverà la giusta via di mezzo nell’assaggiare ciò che le viene offerto, riuscendo a mantenere dimensioni adeguate rispetto agli eventi che deve affrontare, trovando così il giusto equilibrio fra l’essere grande e l’essere piccola.
Il cibo diventa il simbolo centrale nella funzione educativa di fiabe e favole, sia come cibo reale che sfama e dà vita sia come nutrimento spirituale, risorsa interiore che trasforma e fa evolvere l’animo umano.

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Psicologa, Psicoterapeuta, Presidente dell'Associazione Scientifico-Culturale Professione Psicologo