La seconda vita dei negozi di quartiere
Sostenibilità e km 0 fanno rinascere il piccolo commerciante
L’impatto dell’attuale crisi causata dalla pandemia si riflette non soltanto sul piano economico, ma si traduce anche nelle abitudini dei consumatori, dalle modalità di acquisto a quelle di consumo. Se è vero che negli ultimi anni la proliferazione di ipermercati e centri commerciali ha portato non solo allo stravolgimento del tessuto urbano, ma anche alla chiusura di moltissime piccole realtà, il Coronavirus è riuscito a ribaltare le gerarchie, restituendo ai negozi di vicinato – gastronomie, fruttivendoli, panettieri, macellai – un’inattesa vitalità. Negli anni è cambiato il modo di fare e di intendere la spesa, che da rituale è diventata routine. In passato la quotidianità si sviluppava perlopiù nei limiti dei centri urbani, e chi entrava in un negozio lo faceva anche per scambiare quattro chiacchiere con un amico, con un conoscente o con lo stesso negoziante, con cui si instaurava un rapporto sincero, che sottendeva la certezza di un buon acquisto. Una vita più facile e, senza dubbio, meno frenetica di quella attuale, in cui le relazioni umane rivestivano un ruolo davvero importante. Oggi, complici le forti limitazioni degli spostamenti, queste realtà stanno tornando alla ribalta, grazie all’aumentata sensibilità delle persone verso la sostenibilità e il chilometro zero. Cresce, di conseguenza, la richiesta di prodotti genuini, autentici, provenienti da produttori locali che, alla sapienza artigianale, uniscono amore e passione. Un segnale di ritorno al piacere di conoscere e del mangiar bene.
«La GDO continuerà la propria espansione grazie alla capacità di offrire una gamma sempre più vasta di prodotti, a prezzi ridotti. Ciò nonostante, sono certo che le botteghe di quartiere torneranno a rappresentare un’imprescindibile destinazione per gli acquisti degli italiani.» commenta Franco Costa, Presidente Costa Group. «Per tenere vive e valorizzare queste realtà servono idee capaci di raccontare il territorio e la sua storia, ambienti atti a esaltare il prodotto e la socializzazione, con primaria attenzione alla sostenibilità. Da sempre, tutto questo è alla base del nostro fare, una filosofia che si riflette nelle idee e negli ambienti che realizziamo da oltre 40 anni.»
Citiamo un esempio tra le diverse realizzazioni nel centro storico di Napoli. Abbiamo iniziato questo percorso dal basso dei Quartieri Spagnoli, certi che con la giusta rincorsa si possa salire ancora più in alto. Spesso dipinta come una zona pericolosa e trasandata, negli ultimi anni è stata invece valorizzata e rivalutata, diventando destinazione d’eccellenza per le esperienze gourmet più vere. Una rinascita tangibile, dove insegne nuove si sono affiancate a quelle storiche.
Ciro Amodio ne è l’emblema: l’esatta evoluzione del concetto di vendita al dettaglio di prodotti della tradizione gastronomica, applicato alla modalità di consumo take-away. Un’impresa di famiglia che ha a cuore i propri clienti, un microcosmo di sapori autentici che riporta con successo nei vicoli di Napoli le pizzicherie. Pane fresco, salumi e formaggi da filiera controllata, una gustosa varietà di piatti pronti, mozzarelle e latticini di produzione propria… Ancora oggi, dopo cinque generazioni, è l’intera famiglia che si occupa dell’azienda, che negli anni è diventata un fiorente gruppo di imprese industriali e commerciali, pur restando fedele a valori come qualità, ricerca e convenienza.
«I nostri punti vendita sono negozi di puro vicinato, sotto casa, pensati per una spesa quotidiana di prodotti prevalentemente freschi di giornata e dove il rapporto umano è valore fondamentale, come lo sono fiducia e sicurezza» spiega Fausto Amodio, Amministratore di Ciro Amodio. La passione per il buon cibo qui incontra quella creativa di Costa Group, dove il prodotto esposto diventa parte integrante dell’arredo e dell’atmosfera familiare. Piastrelle che giocano con geometrie a contrasto bianco/nero sulle pareti degli interni, scaffalature e banco a vista, soffitto decorato con elementi grafici del celebre marchio Amodio: il tutto atto a ricreare l’ambiente accogliente e delle antiche botteghe alimentari. «L’abilità è stata riuscire a creare un luogo che sembra esserci sempre stato, lasciare il segno ma senza ostentare, esponendo semplicemente il prodotto e comunicando quanto di bello, buono e fatto con le mani abbia da offrire il territorio.»
Un altro esempio, diverso seppure affine, è quello di Januarius, che intreccia alla ristorazione tradizionale lo street food e la vendita di gastronomia locale, tutto in un ambiente ricco di richiami alla cultura, alla storia e al patrimonio artistico partenopeo, fino a rappresentare un vero e proprio luogo di culto.
La religione che vuole professare, la sua unica fede, è Napoli e la napoletanità più autentica, attraverso la celebrazione della sua cultura, dell’arte e dei piatti, tutto sotto l’occhio attento di San Gennaro, a cui viene consacrato l’intero locale (da qui il nome Januarius). I pavimenti riproducono i marmi della cattedrale, il simbolo della mitra è riproposto in più varianti, ci sono statue contemporanee che lo raffigurano e riproduzioni di quadri e affreschi antichi, affiancati al contemporaneo San Gennaro di Jorit, noto street artist napoletano che ne ha fatto il simbolo dell’ingresso a Forcella, solo duecento metri più giù, lungo la strada. La convivialità, l’esaltazione della ricchissima tradizione culinaria, ma anche la possibilità di gustare le pietanze in un contesto che trasuda arte e cultura in ogni minimo dettaglio, si fondono e offrono al cliente un’esperienza indimenticabile.