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C’era una volta il rum

Una storia che si intreccia con tradizioni e Proibizionismo

Il valore del rum nella storia dell’uomo è lampante. È un intreccio di tradizioni: dalla cultura polinesiana al Colonialismo, dal Mercato triangolare allo stile Tiki, passando per il Proibizionismo. Un miscuglio eterogeneo legato da un denominatore comune, il rum, il cui nome deriva da Saccharum officinarum ovvero canna da zucchero, una pianta perenne che ha avuto origine nella Nuova Guinea da cui si ottiene il succo impiegato per una piccola produzione mondiale di rum (10%) e la melassa, da cui se ne ricava la maggior parte (90%).
Alessandro Magno, nel 325 a.C. ne parlava come la «pianta che dona il miele senza api»: fu proprio lui a esportarla in Asia minore; nel 1500 d.C. arrivò a Cuba e poi sulle isole vicine grazie a Cristoforo Colombo; da quel momento la storia del rum subì una vera e propria svolta. Le piantagioni trovarono le condizioni climatiche ottimali per la produzione e il famigerato Mercato triangolare (The Triangle Trade), con le stive piene di schiavi dall’Africa verso l’America, risolse il problema dei raccoglitori della canna da zucchero. Con il conseguente progresso della distillazione, il rum divenne il motore dell’economia caraibica.
Nel cinema recente, Jack Sparrow (Johnny Depp) ci rinfresca la memoria della presenza del rum nelle navi, cui venivano attribuite proprietà curative e di conservazione; per di più era facile da trasportare e aveva un costo basso. Fu il Colonialismo a settorializzare la produzione e quindi i diversi modi di chiamare il primo distillato al mondo: rum nella tradizione inglese, ron in quella spagnola e rhum per quella franco-brasiliana, che determinano le scelte di consumo attuale nel mondo del bar, registrando oggi una folta crescita dello stile Tiki. Tiki sono le divinità polinesiane rappresentate con sembianze umane in cui non mancano gli elementi floreali, palme e arredi colorati, dove il rum è l’elemento principe. I Tiki Bar si imposero negli Stati Uniti dopo gli anni Trenta, a seguito del Proibizionismo (1920-1933) che vietava la vendita e il consumo di bevande alcoliche allo scopo di migliorare la collettività, eliminando la delinquenza.
Il Proibizionismo fece la fortuna del rum, che fu venduto ugualmente da navi contrabbandiere, rafforzando il mercato nero: nacquero gli speakeasy, i locali segreti dove si accedeva suonando un campanello oppure con una parola d’ordine. Molti americani emigrarono nella vicina Cuba o in Giamaica per poter consumare alcolici senza alcun divieto. Vista la complicazione nella reperibilità delle materie prime, si diffusero i drink di facile preparazione, come il Rum e Cola, nato probabilmente a seguito dell’indipendenza di Cuba dagli spagnoli per mezzo degli americani. Sarebbe stato un barman cubano a dare vita al Cuba Libre, unendo la Coca Cola e il rum, due bevande simbolo, rispettivamente, degli Stati Uniti e di Cuba.
Dopo 100 anni dal Proibizionismo gli speakeasy sono ancora di tendenza e ricchi di fascino novecentesco: perdetevi tra gli angoli delle grandi città, munitevi della parola d’ordine, ma attenzione a non dare nell’occhio.

Responsabile di Sala e Sommelier de La Trota 1963