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Il mio amico in fondo al mare

Un singolare rapporto tra un documentarista e un polpo

Anche i polpi hanno un’anima. Per convincersene sarà sufficiente visionare il film Il mio amico in fondo al mare, un documentario prodotto e distribuito da Netflix nel 2020 e vincitore del Premio Oscar.
Codiretto da Pippa Ehrlich e James Reed, racconta del singolare rapporto che si instaura tra un ex documentarista in crisi esistenziale e… un polpo.
Craig Foster ha difficoltà di comunicazione col figlio Tom. Si è quindi chiuso in sé stesso e passa le sue giornate in apnea, immergendosi nelle acque dell’Oceano Atlantico. Durante una delle sue immersioni, incontra una femmina di polpo e prova a stabilire un contatto con lei. L’ottopode, lentamente, inizia a fidarsi dell’uomo e tra i due nasce un rapporto di amicizia: Foster scopre che l’animale ha un’insospettabile sensibilità, paragonabile a quella di un animale domestico come un cane o un gatto, e finisce per affezionarglisi. Ogni giorno si immerge per cercare il suo nuovo amico, lo osserva ma decide di non interferire, non lo difende neanche quando viene attaccato da uno squalo, ma il mollusco fortunatamente sa cavarsela da solo dimostrando un’intelligenza strategica davvero sorprendente.
Si tratta di un film fortemente ecologista e la decisione del protagonista umano di non invadere la sfera dell’animale ha un significato: dobbiamo rispettare a ogni costo il corso della natura, perché solo così possiamo rappacificarci ed entrare in simbiosi con essa. Al tempo stesso, l’animale capisce che l’umano non è una minaccia e lo fa entrare nel suo mondo. L’empatia tra i due esseri viventi è emblematica: Craig arriva a commuoversi quando l’ottopode muore e impara da lui (il titolo originale del film è infatti My Octopus Teacher) il rispetto profondo che bisogna tributare al mondo animale. Questa esperienza lo rende più forte, lo guarisce dalla sua crisi, gli permette di avvicinarsi al figlio e ristabilire il rapporto con lui. È una lezione universale, utile soprattutto oggi, ed è proprio questo insegnamento la vera grande lezione del film: impariamo a rispettare la natura, solo così potremo imparare da essa e sperare che il processo di degrado del pianeta possa, se non regredire, quantomeno arrestarsi.
Nel doppio finale, l’animale muore per dare alla luce la sua prole e l’uomo trasmette a suo figlio, che da ora in poi lo accompagnerà nelle immersioni, la lezione che ha imparato: la vita si rinnova, gli insegnamenti che la natura ci ha concesso non vanno perduti.
Il messaggio di speranza è forte. La didascalia che precede i titoli di coda ci informa, infatti, che Craig ha, a seguito di questa esperienza, fondato una comunità di sommozzatori dedita alla protezione della foresta di kelp.