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La castagna, il “pan di legno”

Non solo un frutto

In toscana la castagna si chiamava il pan di legno e castagno l’albero del pane. In montagna invece il castagno diventava dispensa dell’ape, perché questi insetti producevano dai suoi fiori il miele più diffuso.
Anticamente, se mancava il frumento, il pane si faceva con altri cereali, con i legumi e con le castagne per passare poi alle ghiande e finire con radici ed erbe selvatiche. E questo pane di carestia ricorre spesso nelle fonti medievali. Come ricorrono zuppe, farinate, polente, focacce e castagnacci. Intorno all’anno 1000, sugli Appennini, i castagneti da frutto presero il posto dei boschi di querce, diventando una risorsa fondamentale che ebbe un grande impulso soprattutto per volere della contessa Matilde di Canossa. Convinta dell’importanza che le castagne rivestivano per l’alimentazione delle popolazioni, ne moltiplicò, con l’ausilio dei monaci benedettini, la diffusione, ideando un criterio di disposizione degli alberi (il sesto matildico) per la loro migliore fruttificazione.
Castagne e rametti di castagno venivano usati come talismani di protezione per i viaggiatori, mentre con foglie e corteccia essiccate si otteneva uno speciale incenso.
L’importanza della coltivazione di castagni sul suolo umbro è invece documentata da diverse norme di tutela delle selve castanili per salvaguardare la salute degli alberi e la raccolta dei frutti, come dimostra uno statuto comunale emanato a Spoleto nel 1545, mentre la castagna veniva persino usata come moneta di scambio.
Non bisogna poi dimenticare il carattere mistico e simbolico del castagno, che rappresenta l’unione del maschile e del femminile, l’uno determinato dalla maestosità della chioma e dalla possanza del tronco, l’altra dal frutto, che è il nutrimento e, dunque, la vita. Nella simbologia araldica, il castagno è la virtù, nascosta come il frutto nel mallo, e la resistenza, il suo legno.
La presenza di esemplari millenari è attestata in varie regioni d’Italia. Il più noto tra questi patriarchi del verde sorge in Sicilia, sul versante orientale dell’Etna: la sua circonferenza è di 22 metri, l’altezza di circa 25, la circonferenza della chioma di oltre 50 metri. È il Castagno dei Cento Cavalli, perché la leggenda vuole che, in epoca medievale, una regina vi abbia trovato rifugio da un temporale con i cento cavalieri della sua scorta.
La castagna è un frutto così popolare da aver generato diversi modi di dire. Prendere in castagna significa cogliere in fallo, mentre l’origine del detto togliere le castagne dal fuoco deriva dalla favola di La Fontaine intitolata Le singe e le chat (La scimmia e il gatto).

Antropologa, Scrittrice, Giornalista, Critico Enogastronomico, Blogger