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La castagna, simbolo dell’autunno e di semplicità

Un bene prezioso e popolare

Nella seconda metà degli anni Novanta, Barthes pose l’attenzione su due termini: sostanza e circostanza. Egli osservò come il cibo e le bevande in genere non possiedono solamente la funzione di nutrizione ma anche quella di circostanza, rappresentando cioè un veicolo di comunicazione capace di condurre rituali, simboli e valori sociali legati all’occasione del consumo.
La castagna è uno dei simboli principali dell’autunno. Nell’immaginario collettivo quando si pensa a una serata autunnale non può mancare la pioggia, un camino e… le castagne! Questo alimento, che ben si presta a rivelare non solo il valore energetico, ma anche quello sociale, oggi rappresenta un vero e proprio comfort food, ossia un cibo dal forte valore simbolico e sentimentale. Un tempo, invece, specialmente nelle zone di montagna, era utilizzato come alimento fondamentale della dieta.
Dai racconti popolari si evince come le castagne fossero considerate un bene molto prezioso, un alimento basilare, per cui sovente, il terreno utilizzato per coltivare le castagne superava quello coltivato a frumento o altri cereali e la farina riusciva a compensare il fabbisogno di farinacei delle famiglie e degli agglomerati meno abbienti e a soddisfare i palati dei buongustai. Le castagne venivano definite, infatti, il pane dei poveri e il castagno era addirittura soprannominato albero del pane (Senofonte, 400 a.C.). Oltre a venire trasformate in farina con cui preparare polente, pane o il castagnaccio, potevano essere consumate bollite o come caldarroste; riuniti attorno al focolare domestico, ci si sedeva assieme a raccontare, a raccontarsi, nell’inconsapevole intento di costruire la propria identità attraverso lo scambio con l’altro.
Potremmo quindi parlare di una sua intrinseca caratteristica di elemento necessario, aggregante, di scambio e di socialità, le cui tracce restano nel presente. Un messaggio di generosità veicolato a partire dalla natura, dove il fogliame dell’albero essiccato poteva servire da lettiera per gli animali o nell’estrazione del tannino utilizzato un tempo nelle industrie per conciare le pelli. In un’ottica di armonia tra uomo e ambiente, oggi spesso perduta, i diversi utilizzi della castagna si poggiavano sul principio della stagionalità: sfruttare ciò che la natura offre in un dato periodo dell’anno, ci permette di mangiare cibi con maggiore apporto vitaminico e di seguire un’alimentazione sana e varia che fa anche da stimolo a sperimentare sapori e ricette diverse.

Psicologa, Psicoterapeuta, Presidente dell'Associazione Scientifico-Culturale Professione Psicologo