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«La finocchiona è radicale»

Il pensiero di Francesco Nuti nel film "Caruso Pascoski"

Lo psicologo Caruso Pascoski (Francesco Nuti) è da sempre innamorato di sua moglie Giulia (Clarissa Burt). Un giorno però lei improvvisamente sparisce, e si rifa viva solo per chiedere il divorzio. La ragione, a suo dire, è dovuta alla eccessiva esuberanza sessuale del marito; presto Caruso scoprirà però la vera ragione, ovvero che Giulia si è innamorata di un altro uomo. Il suo amante, Edoardo (Ricky Tognazzi) è un paziente di Pascoski, a cui quest’ultimo aveva diagnosticato una omosessualità latente.
Caruso non riesce a darsi pace, cerca di approfittare delle sedute psicanalitiche con Edoardo per capire, per spiare la relazione tra i due e per dissuaderlo ad accettare il suo orientamento sessuale, all’ovvio scopo ultimo di fargli lasciare la moglie – alla faccia dell’etica professionale. Alla fine, tra mille traversie (tra le altre cose, tenta un esilarante omicidio-suicidio con una pistola giocattolo e si veste da donna) riuscirà a riconquistare il cuore della sua amata.
Caruso Pascoski, uscito nel 1988, è il quarto dei dieci film scritti, diretti e interpretati dal comico fiorentino Francesco Nuti e uno dei suoi più divertenti e riusciti, appartenente al periodo dei film di grande successo commerciale che precedono il famigerato Occhiopinocchio: quella pellicola costosissima e molto ambiziosa (una rilettura in chiave moderna del capolavoro di Collodi) fu un disastro sia economico sia di critica e decretò la rottura col produttore Cecchi Gori, dando il via prima al declino artistico di Nuti e poi a quello fisico, come tristemente sappiamo. Ed è triste anche perché, quand’era in forma, Nuti era indubbiamente al pari con gli altri comici del suo periodo (Benigni, Troisi, Verdone), ma spesso la mania di grandezza ha un prezzo altissimo.
Tornando a Pascoski, all’epoca in cui ancora il politically correct al cinema non era così ossessivamente rimarcato come avviene oggi, Nuti poteva permettersi di picchiare donne e bambini (come accade appunto nel film) e scherzare, pur velatamente, sull’omosessualità: tra le sequenze di culto c’è infatti quella in cui Caruso, seduto su una panchina in compagnia del suo avvocato divorzista, mangia un panino con la mortadella elucubrando sull’orientamento politico degli insaccati: «La mortadella è comunista, il salame socialista, il prosciutto democristiano, la coppa liberale, le salsicce repubblicane, il prosciutto cotto fascista…». L’avvocato allora gli chiede: «E i radicali?». Proprio in quel momento passa Edoardo e Caruso allora gli risponde: «la finocchiona è radicale!».