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Dedicato al Gin Todi

Con botaniche esclusivamente locali

Senza ginepro mai, ché non sarebbe gin, la bevanda alcolica dal colore cristallino ottenuta per distillazione di un fermentato di cereali in cui viene messa a macerare una miscela di varie specie botaniche che variano a seconda della ricetta creata. L’antenato fu il Jenever, un distillato di frumento od orzo, al gusto di ginepro.
Dall’Olanda all’Inghilterra sembra questa la strada del gin, anche se in Italia già la Scuola Salernitana aveva usato l’alambicco per creare distillati a base di erbe e, da numerosi riferimenti, quelli a base di ginepro erano molto utilizzati a scopo medicamentoso.
Oggi una variante italiana del famoso liquore è nata a Todi, dedicata alla bellissima città umbra e creata con botaniche esclusivamente locali. Gin Todi nasce come London Dry, con botanicals che sono eccellenze del territorio: il luppolo selvatico, la prugna damaschina, la rosaspina, la rosa canina, le foglie di ulivo moraiolo, la ginestrella, il crispigno e la cassella.
Il risultato è un distillato che profuma molto di ginepro, non ha nulla di agrumato e ha un tratto erbaceo caratteristico. E dove gli aspetti più amari delle erbe vengono mitigati dalla rosaspina e dalla prugna damaschina, detta coscia di monaca, che creano un gusto fresco e delicato che ben bilancia anche l’impronta del ginepro. In questo modo, il risultato è un gin morbido e rotondo. Le foglie dell’olivo moraiolo aggiungono una nota persistente che lo rende originale.
Anche la bottiglia è intrigante, con una serigrafia che rappresenta in maniera stilizzata alcuni tratti del bellissimo rosone del Duomo di Todi, in modo da formare la scritta Gin Todi.
È un gin artigianale che può essere bevuto in purezza, servito non troppo freddo. Ottimo in abbinamento con alcuni piatti, in connubio perfetto con il pesce crudo. Poi, ovviamente, si può preparare il Gin Todi Tonic, utilizzando una tonica secca e, come garnish, limone o, meglio ancora, una foglia di ulivo o in alternativa di alloro.
Nel complesso ciò che contraddistingue Gin Todi è il suo mood particolare che non è “basico”, ma arricchito da una sorta di ricercatezza formale: d’altro canto è un distillato legato all’arte e al design propri di questa città, una tendenza declinata nel bicchiere. E sembra che Alain Ducasse, il cuoco pluristellato, lo abbia selezionato per il cocktail di benvenuto di un’importante cena all’hotel Romeo di Napoli: Gin Todi, mela annurca, Italicus e Franciacorta sono gli ingredienti di Romeo 17, il cocktail ideato dal barman Giorgio Montella per l’occasione.

Antropologa, Scrittrice, Giornalista, Critico Enogastronomico, Blogger