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Cibarsi di tecnologia

Si possono intravedere diversi parallelismi tra le iniziative di educazione alimentare e quelle volte ad acquisire una maggiore consapevolezza digitale, poiché tutti i giorni o, per meglio dire, tutto il giorno ci cibiamo di tecnologia

Mangiamo tutti i giorni e tutti i giorni – o sarebbe meglio dire tutto il giorno – ci cibiamo di tecnologia e social network. Per questa ragione si possono intravedere diversi parallelismi tra le iniziative di educazione alimentare e quelle volte ad acquisire una maggiore consapevolezza digitale. In entrambi gli ambiti, pur così distanti tra loro, eseguiamo infatti spesso le azioni in modo abitudinario, automatico, senza dedicare la dovuta attenzione a cosa mangiamo a tavola e a cosa condividiamo su internet.
In entrambi i casi occorre maggiore attenzione. E proprio da questo che nasce #Gnomeide: salvate le mamme e i papà, un libro nato in Umbria e distribuito in tutta Italia dalle Edizioni San Paolo, il cui ricavato è stato destinato dagli autori all’Associazione italiana per la lotta al retinoblastoma – un tumore maligno oculare con diffusione in età pediatrica. Gli autori, Sonia Montegiove e Gilberto Santucci, sono giornalisti, formatori, appassionati di tecnologie ma anche – e soprattutto – genitori di due figli, gli gnomi, così ribattezzati nella condivisione sui social network delle loro battute fulminanti sul cibo, la scuola e il mondo che li circonda. Battute intervallate dai contributi di dieci esperti, chiamati a fornire spunti di riflessione sui temi della genitorialità e della consapevolezza. Tra questi, non a caso, anche quelli di Giusi D’Urso, biologa nutrizionista.
Quali sono i principi alla base della consapevolezza alimentare applicabili anche al digitale? Una delle prime regole da seguire è quella di farsi delle domande sulla provenienza dei cibi e su quanto questi possano farci bene dal punto di vista salutistico. Leggere, approfondire, ricercare ciò che mettiamo nel piatto ci aiuta a stare meglio, così come ci permette di usare meglio i social network, frequentati troppo spesso senza neppure conoscerne le regole. Altra cosa che aiuta a mangiare meglio è non farsi condizionare dalle mode, ma scegliere sulla base di ciò di cui abbiamo davvero bisogno. Quante volte ci siamo lasciati tentare dal cibo pronto visto in tv o ci siamo iscritti a un nuovissimo social senza neppure aver capito a cosa servisse soltanto perché si erano iscritti altri e ne avevamo sentito parlare tanto? Regola che non può quindi mancare è quella di fare la lista della spesa con la testa, ovvero, acquistare soltanto ciò che serve.
Ultimo, il fattore convivialità: condividere il cibo rende umani, è una caratteristica imprescindibile dell’essere sociale. E se il social network ha un senso, è proprio quello legato alla possibilità di costruire una rete di persone basata sugli interessi, che possa abbattere le distanze geografiche e far crescere culturalmente e professionalmente.
D’altra parte, Facebook, Twitter e Instagram sono soltanto degli strumenti, un po’ come un coltello a tavola: un bambino ci si può anche far male, ma se gli insegniamo a utilizzarlo correttamente saprà farne buon uso da solo.

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