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Piselli, un legume da favola

Queste piccole perle verdi hanno da sempre conquistato i bambini e non solo

Narrati nelle favole per la forma, il colore e il gusto dolciastro, queste piccole perle verdi hanno conquistato da sempre i bambini. È facile allora cominciare citando La principessa sul pisello, fiaba di Hans Christian Andersen, il cui sonno, sopra venti materassi e venti cuscini, è disturbato dalla presenza sottostante di un pisello. E ancora Cinque in un baccello, fiaba dello stesso autore antesignana di una coscienza green: «C’erano cinque piselli in un baccello, erano verdi e anche il baccello era verde, così loro credevano che tutto il mondo fosse verde, e avevano pienamente ragione!»
Dopo Teofrasto e Plinio che parlano di queste leguminose, ovviamente degustate essiccate, possiamo citare i denti dell’Estate di Arcimboldo e arrivare ai quadri di Pissarro dedicati alla raccolta dei piselli, ricordando anche che Flaubert sembra andasse pazzo per l’anatra ai piselli.
Storie, leggende, curiosità: simbolo di fortuna e prosperità, in passato i fiori bianchi e gialli di questa leguminosa venivano intrecciati in ghirlande beneauguranti per le spose.
Nel 1600 alla Corte di Francia, i petit pois, i nostri novelli, diventano di moda e sono raccolti verdissimi: «Più sono giovani, più sono eccellenti», scrive Nicolas de Bonnefons, agronomo e maestro di sala del re, ne Le jardinier françois, qui enseigne à cultiver les Arbres, et Herbes Potagères: Avec la manière de conserver les Fruicts, et faire toutes sortes de Confitures, Conserves, et Massepans. Dédié aux dames, un libro sulla coltivazione dell’orto e del giardino e corredato di ricette.
Ma i contadini, che li chiamavano erbilia, certo non potevano permettersi di rinunciare al volume e alla capacità nutriente dei piselli ben maturi, preferendo farli crescere bene per poi seccarli e ridurli in farina, da mescolare a quella dei cereali o di altri legumi, e fare con essa polente e talvolta il pane.
In Italia nel celebre Libro de Arte Coquinaria di Maestro Martino da Como troviamo la ricetta dei «piselli fricti in carne salata», quasi l’archetipo dei piselli al prosciutto, piatto tipico della gastronomia italiana, ma anche i «piselli in Quadragesima» ovviamente cotti in «lacte de amandole». Il segno di distinzione sta nell’aggiunta di zucchero e cannella, assieme a saba (mosto cotto) e agresto (succo di uva acerba).
Una curiosità: nel Catalogo europeo delle Specie e Varietà autorizzate per la Coltura figurano oltre 1300 varietà, di cui 500 di piselli foraggeri e circa 800 di piselli orticoli, tutti dai nomi curiosi: Dolce Giallo, Dolce di Provenza, Santa Croce Napoletano, Gigante Svizzero, Freccia Verde, Telefono Rampicante, Espresso Generoso, Meraviglia d’Italia

Antropologa, Scrittrice, Giornalista, Critico Enogastronomico, Blogger