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Quando è il bue a dire “cornuto” all’asino…

Una razza che proviene dalle terre scozzesi

Nelle fredde acque del mare del Nord, sul promontorio della costa scozzese di Burghead, sorgeva un antico fortilizio a guardia del porto. I più antichi resti delle strutture risalgono all’età del ferro, ma le muraglie di recinzione del forte sono state rimaneggiate varie volte nei secoli. In occasione dei rifacimenti dell’Ottocento vennero trovate una trentina di immagini di toro, incise su lastre di pietra, in grande parte andate distrutte o reimpiegate nei lavori. Solo sei di queste lastre sono oggi conservate in vari musei del Regno Unito e l’animale raffigurato, noto in letteratura col nome di toro di Burghead (Burghead bull), viene spesso citato come una delle rare testimonianze dell’arte dei Pitti, l’antico popolo alle origini delle genti scozzesi.
L’animale è sinteticamente disegnato di profilo, con netta linea incisa di contorno e significativi tratti anatomici; tra questi, colpisce la mancanza o ridotta dimensione delle corna, che viceversa di solito contraddistinguono i bovini nell’arte di ogni tempo. In Italia e in altre regioni mediterranee, le corna sono anche noto simbolo di tradimento, retaggio di quello mitico subito dal re cretese Minosse al quale la moglie Pasifae generò il mostruoso Minotauro, dopo essersi accoppiata proprio con un toro.
D’altra parte è vero che molti allevatori, da epoche anche assai remote, hanno cercato di eliminare o ridurre l’inconveniente delle corna, considerandole spesso più un problema che una risorsa dei loro animali.
Oggi che la genetica ci spiega che l’assenza di corna è carattere dominante nel patrimonio genico dei bovini e che è relativamente facile selezionare razze con questa specifica caratteristica somatica, non ci stupisce trovare antiche raffigurazioni dove alle corna non si dia particolare rilievo.
Tantomeno ci stupisce se pensiamo che Burghead era uno dei principali centri religioso-politici di quella Scozia nordorientale che, nelle contee di Aberdeen e Angus, ha dato i natali alla più diffusa razza bovina senza corna oggi esistente. E se questa razza è attestata storicamente solo in età moderna, è almeno curioso che sia stata selezionata nel contesto di quelle terre del Nord (la Scandinavia è dall’altra parte del mare della Scozia) che aveva come mitica fondatrice la grande mucca da latte Authumbla, pensata proprio, almeno nel nome, senza corna.
Insomma, nella terra dell’Aberdeen Angus, un bue avrebbe potuto dare del cornuto a un asino, senza essere tacciato di ipocrisia.

Docente del Corso di Laurea Ecocal dell'Università degli Studi di Perugia