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Immancabile principe dei cocktail

È il suo gusto a fare da padrone, soprattutto quando si parla di drink che hanno fatto e continuano a fare la storia dell’aperitivo, e la cui fama ha da tempo valicato i confini nazionali:

#Prosecco, immancabile principe dei cocktail

Versatile, fresco, re delle tavole nei giorni di festa, principe dei cocktail: sul #prosecco – ora anche re di Instagram, come vino più postato sul social dei Millennials, con oltre 2,7 milioni di post all’attivo – si è detto davvero di tutto, perché piace un po’ a tutti. Un vino con pochi e ben definiti profumi, una discreta acidità e un range ampissimo di possibili abbinamenti – dall’aperitivo al calice o da gustare a tutto pasto. Emblema dell’Italian style, il fenomeno Prosecco, come è stato definito da molti esperti di settore, si è consolidato da quando, con estrema rapidità, si è conquistato un’indiscussa forza commerciale che ha reso possibile il sorpasso a livello mondiale sullo Champagne, sottoposto dal canto suo a un procedimento produttivo più lento, noto come metodo classico (o champenoise). Oggi Prosecco è sinonimo di business, con oltre 10 mila coltivatori e quasi 300 cantine. Un mercato che vale oltre 3 miliardi di euro l’anno. E se la via estera del commercio è prevalente, in Italia resta forte la sua versatilità. Non a caso il Prosecco vanta un’origine antichissima, mentre il termine compare per la prima volta nel 1754 citata da Aureliano Acanti nella sua opera Il roccolo Ditirambo: «Ed or ora immolarmi voglio il becco con quel melaromatico prosecco». È il suo gusto infatti a fare da padrone, soprattutto quando si parla di drink che hanno fatto e continuano a fare la storia dell’aperitivo, e la cui fama ha da tempo valicato i confini nazionali: gli sparkling cocktail. Drink come il Bellini, il Rossini, il Tintoretto – per citarne alcuni – che celebrano alcune figure del genio artistico italiano e che hanno come componente principale vino frizzante, come, appunto, il Prosecco. Capolavori della miscelazione italiana, come il Negroni sbagliato, nato nei primi anni Settanta al Bar Basso di Milano, quando il bartender per sbaglio miscelò del Prosecco, al posto del Gin, a Vermouth e Bitter, dando vita a una versione più leggera e rinfrescante del grande classico; o ancora lo Spritz, altra gloria nazionale di lunga tradizione, la cui fortuna, dal Veneto dove affondano le sue radici, si è estesa a tutta Italia. Drink di moda già negli anni Cinquanta, oggi lo troviamo anche nei locali di Londra e New York, capitali mondiali della Mixology. E proprio su questo argomento, UDS ha predisposto un corso di formazione di una giornata, riservato a professionisti del settore e addetti al bar che vogliano specializzarsi in Mixology. Obiettivo del corso è quello di formare veri barchef/mixologist, specializzati in tecniche di lavorazione, drink molecolari arricchiti di spume, arie, sferificazioni, gelatine – profumi e sapori di un lontano passato divenuto presente. 

 

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