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Uno sguardo mondiale

Analisi della diffusione delle mandorle: importazione ed esportazione

La produzione mondiale di mandorle è di circa 2 Ml/t. Quasi il 50% della produzione totale è nelle mani degli Stati Uniti; seguono la Spagna con 220.000 t/anno, l’Australia con 140.000 t/anno e l’Iran con 127.000 t/anno. L’Italia, con 106.000 t/anno, copre il 4,6% della produzione mondiale. Se consideriamo i dati relativi al prodotto sgusciato, l’incidenza di quella statunitense sulla produzione mondiale arriva a toccare l’80%. La mandorlicoltura nel mondo si estende per 1,6 Ml di ettari, concentrati soprattutto in Spagna (33%), USA (18%), Tunisia (10,8%) e Marocco (8,7%). Nonostante negli Stati Uniti la superficie investita nella coltura (315.000 ha) sia quasi la metà rispetto a quella spagnola (530.000 ha), la produzione risulta essere 5 volte maggiore per effetto della selezione di cultivar ad alta resa e dell’utilizzo di sistemi intensivi, con una gestione degli impianti sempre più meccanizzata. Il commercio mondiale di mandorle sgusciate si colloca intorno alle 533.000 t/anno, per un valore medio annuo di circa 2,5 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti esportano il 32% della produzione interna, pari al 71% del totale mondiale. La restante quota viene coperta principalmente da Spagna (10%), Cina (3%) e Australia (2,5%). L’Italia esporta appena l’1,1% del totale. La Germania, con 74.300 t/anno circa di prodotto sgusciato, domina il mercato delle importazioni; seguono la Spagna che, non riuscendo a coprire il fabbisogno interno importa all’anno mediamente 64.000 t di mandorle, la Cina (38.500 t/anno) e l’Italia (28.500 t/anno).
Il deficit produttivo dell’Italia comporta ogni anno un flusso in uscita dal Paese di circa 138 Ml di dollari, valore destinato a crescere grazie all’aumento del consumo nazionale di mandorle sgusciate verificatosi negli ultimi anni, trend che segue l’andamento mondiale (+37,5%). La mandorlicoltura italiana ha ricoperto un ruolo di primaria rilevanza a livello mondiale fino al secondo dopoguerra. Dal 1970 al 2012 si è registrato un forte ridimensionamento della produzione e delle superfici investite a mandorlo che, in sostanza, è presente solo in due regioni, che forniscono il 96% della produzione nazionale: la Sicilia e la Puglia. L’attuale produzione nazionale si aggira intorno a 100.000 tonnellate di prodotto in guscio e quindi a 25-30.000 tonnellate di prodotto sgusciato. Ogni nazione mandorlicola possiede un proprio patrimonio varietale. Le varietà californiane sono caratterizzate da un guscio tenero e un’alta resa. In particolare, la cultivar Nonpareil fornisce da sola il 50% della produzione californiana. In Italia, invece, le cultivar sono principalmente a guscio duro. Prevalgono le varietà Pizzuta d’Avola e Fascionello per la confetteria, Filippo Ceo, Fragiulio Grande, Genco, Tuono e Falsa Barese tra quelle tradizionali e la francese Ferragnés tra quelle internazionali.

Professore Associato di Storia Economica presso l'Università degli Studi di Perugia