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Culture cafè

Consigli e suggerimenti per aprire un bar culturale

Forse è il sogno più diffuso tra i ragazzi: aprire un bar culturale, cioè un locale dove allo stare insieme – che è tipico dei bar – e al piacere di preparare cocktail dietro al bancone si può unire un grande amore per i libri, per la cultura e, spesso, per un profondo senso etico e solidale. I locali di questo tipo che sono davvero di successo sono quelli che riescono a unire un solido hardware (bel bar e libreria) a un frizzante software (tanti eventi e idee). I Culture Cafè sono comparsi nella nostra penisola una ventina di anni fa, e le prime a introdurli sono state alcune grandi librerie che cercavano di dare ai loro clienti un motivo in più per gironzolare fra gli scaffali. Successivamente il bar è diventato un modo per alzare i margini di guadagno offerto dai libri, purtroppo bassi; infine, i locali con libri sono diventati (e secondo me così dovrebbero essere) dei centri di energia, dove la cultura non è solo stampata, e un libro e una torta sono un modo per condividerla.
Mettiamoci nei panni di un cliente. Cosa c’è di più bello di una pausa di coccole durante la quale sorseggiare un cappuccino, un tè o addirittura un profumatissimo caffè filtro mentre sfogliamo un libro sulla destinazione delle nostre prossime vacanze? Bene, adesso smettiamo di sognare e rimettiamoci nei panni dell’imprenditore, sia per permettere al cliente di godersi questo momento magico sia per conquistare questa quota di mercato; è il momento di capire come aprire un Culture Cafè. Solo cominciando a pensare al nostro progetto con le idee molto chiare riusciremo a fare scelte giuste in termini di location, di arredamento e layout, di attrezzature e macchinari e perfino di menu e comunicazione.
Nel capire la trafila burocratica per aprire un bar con libreria bisogna tener conto delle due anime del progetto: libreria da una parte e ospitalità dall’altra. Dopo le liberalizzazioni degli scorsi anni, aprire una libreria non è difficile. Si richiede la partita IVA all’Agenzia delle Entrate, ci si iscrive al registro delle imprese e si comunica l’inizio dell’attività 30 giorni prima all’Ufficio Unico delle Imprese del Comune dove andiamo ad aprire. Il bar offre però qualche difficoltà in più. Per gestire un’area di somministrazione bisognerà avere il SAB (o ex REC), bisognerà poi frequentare corsi antinfortunistici e HACCP. Tutte le aree di preparazione e di somministrazione inoltre dovranno essere in linea con i regolamenti sanitari di zona (è consigliato rivolgersi all’ASL per un parere preliminare). Una volta decisa l’apertura e seguite le trafile burocratiche, dovremo preoccuparci delle materie prime: il caffè sì, ma anche i libri. Questi si acquistano da grandi concessionari, come Messaggerie o da altri più regionali, come CDA.
A verificare tutto questo potrebbe/dovrebbe essere un tecnico (un geometra, architetto o simile) che, dopo aver valutato la fattibilità del progetto, lo presenterà al SUAP e all’ASL, che daranno un loro parere ed eventualmente chiederanno modifiche. Mentre seguiamo questi passaggi noi saremo impegnati a valutare se abbiamo i requisiti professionali per il food oppure se è il caso di prendere parte a un corso SAB.
È facile immaginare che molti prodotti da bar di servizio classico non siano affatto adatti a un bar-libreria: nessuno potrà infatti pensare, per aprire una libreria caffè, di puntare su l’espresso o sulla rivendita tabacchi! A funzionare saranno prodotti da pausa, da relax. Meno caffè e meno brioche, quindi, e più tè (magari di varie origini, in cui il cliente possa scegliere) più cappuccini (magari con diversi tipi di latte, caffè speciality e sciroppi naturali) e perfino caffè filtro, con tecniche brewing, davvero in grande crescita.
Dolci e food? Un consiglio che arriva dall’esperienza: privilegiate tutto quello che si mangia con una forchettina o cucchiaino, non con le mani: i libri si sporcano.

elancontract@hotmail.com

Interior Designer