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Max Morandi, Ada C. e il farro in miscelazione

Intervista al famoso bartender veneto

Massimiliano Morandi, conosciuto da tutti come Max Morandi, è uno di quei personaggi che non si dimenticano facilmente. Unico e riconoscibile, Max ha una formazione sia classica sia di stampo americano nel mondo del bartending e, nel 2011, è diventato ufficialmente trainer di Planet One presso la sede di Padova e Treviso, dove ha realizzato il suo progetto più grande: aprire un secret bar con annessa scuola per bartender.

 

Bartender e formatore di successo, due ruoli che possono sembrare slegati. Come sei approdato a questo binomio?
Sono arrivato in Planet One dopo aver seguito altri corsi di formazione; inizialmente collaboravo all’interno di eventi con il dipartimento cocktail catering, successivamente si è aperta la finestra della formazione che ho colto al volo. Porto avanti questo impegno da ormai dieci anni, trovandolo sempre stimolante. Mi sono sempre promesso che non avrei abbandonato il bancone nonostante il lavoro diurno di formatore: a tratti è stato pesante, ma l’ho sempre affrontato con la consapevolezza che è il lavoro che più sento mio.

 

L’esperienza di Ada C. ti ha sicuramente arricchito, sia dal punto di vista professionale sia da quello umano. Puoi raccontarci un po’ questa avventura?
Ada C. è arrivata nel 2018 dall’esigenza di mostrare che la formazione che ci vede impegnati quotidianamente può anche essere messa in pratica nella sua maggior espressione. Vedo Ada C. come un grande laboratorio, a partire dalle preparazioni fino al servizio al cliente finale. L’idea di far vivere un’esperienza ai nostri avventori è studiata dall’inizio alla fine; sarò di parte, ma per me è molto più di un «sono stato a bere da Ada». Poter vedere persone che nel tempo libero fanno domande e si appassionano a un qualcosa di lontano dalla loro attività mi rende orgoglioso di quello che faccio. Altro successo è vedere ex corsisti portare gli amici perché vogliono fargli vedere dove si sono formati.

 

A cosa ti ispiri per creare i tuoi drink e come riesci a combinarla con la materia prima e l’aspettativa del cliente finale?
In questo mondo che corre veloce ho preferito lavorare in controtendenza. La maggioranza dei drink partono da una storia, hanno qualcosa da raccontare e possono stimolare l’esperienza al locale. Il cliente uscirà, dopo la bevuta, con un piccolo aneddoto e maggiore consapevolezza su ciò che ha bevuto; avrà percepito il lavoro minuzioso e potenzialmente diventerà il nostro miglior strumento di marketing. Per permettere il tutto è essenziale usare prodotti di estrema qualità e uno staff estremamente preparato soprattutto in sala, visto il maggior contatto con il cliente.

 

Il farro è un ingrediente particolare in miscelazione: come può entrare di diritto in un cocktail?
Il farro nei cocktail lo metterei senza tanti home made, ma utilizzando di moderno solo il whisky con cereali piuttosto diversi dal solito, come il farro nelle sue varietà monococco, farro medio o spelta, per creare un Old Fashioned da vero cow-boy.

 


Ada C. | Via Squarcione 4, 35121 Padova | Tel 392 243 7728