Il pistacchio maschio di Parigi e la scienza
Non esiste progresso senza scontri ideologici
C’è un vecchio albero di pistacchio, al Jardin des Plantes di Parigi, che ha una curiosa storia da raccontare. Venne seminato lì oltre 300 anni fa e non ha mai fruttificato perché è un albero maschio. O meglio produce fiori maschi.
Come numerose altre specie botaniche, infatti, il pistacchio è dioico, ossia i fiori maschili e quelli femminili si trovano su piante diverse e dunque il polline deve essere trasportato sul fiore femminile dal vento, dagli insetti o in qualsiasi altro modo. Tutto ovvio, oggi. Ma all’epoca della giovinezza del pistacchio parigino, nel primo Settecento, di fiori maschi e fiori femmina, di organi genitali maschili e femminili, per le piante non era facile, e perfino lecito, parlare. Fino a quell’epoca, infatti, le classificazioni del mondo vegetale non avevano preso in esame il genere delle piante, inteso come maschile e femminile e, nonostante l’ipotesi che in realtà questa distinzione esistesse, non ne risultava alcuna evidenza scientifica. Finché non entrò in scena il nostro albero.
Il giovane responsabile del Jardin des Plantes, Sebastien Vaillant, si era accorto infatti che il “suo” pistacchio produceva ogni anno fiori, ma non frutti, esattamente come un altro albero di pistacchio solitario che si trovava in un altro giardino parigino. Così un giorno Vaillant recise un ramo in fiore dal suo e corse a scuoterlo sulla chioma fiorita dell’altro pistacchio, che di lì a poco fruttificò. Entusiasmato da questa evidenza scientifica, Vaillant espose la sua scoperta al corso di botanica che tenne al Jardin il 10 luglio 1717, ricorrendo per la descrizione del fenomeno a chiare metafore di organi sessuali, accoppiamento, e così via. Lo scandalo fu immediato e il povero scienziato fu aspramente redarguito dai suoi superiori e da prestigiosi colleghi più tradizionalisti, che addirittura considerarono blasfema questa teoria. Si arrivò a sentenziare che il buon Dio non avrebbe certo creato delle piante prostitute, dove un’unica femmina (il pistillo) condivide un numero imprecisato di maschi (gli stami); al massimo, sarebbe stato ammissibile che un maschio solo potesse avere molte femmine, dal momento che la Bibbia contemplava la poligamia. Ma la strada della verità scientifica era ormai aperta; qualche decennio dopo, Linneo (un bambino, nel 1717) riconosceva il grande debito scientifico che la botanica doveva a Sebastien Vaillant, con buona pace dei suoi bigotti detrattori.
Il vecchio pistacchio maschio di Parigi insomma è stato testimone sulla “propria corteccia” di quanto sia difficile per gli scienziati fare passi avanti senza scontrarsi con pregiudizi, tradizioni, fedi, ideologie, tanto più ostinate quanto più esibite da “addetti ai lavori”. Se poi si ha a che fare con un numero sterminato di esperti (il caso del vaccino Covid insegna), la verità scientifica ha vita dura. Pare che il pistacchio faccia bene alla sessualità; lo si legge in decine di siti internet, con dotte citazioni più o meno referenziate. Sarà vero? Il pistacchio maschio di Parigi sorride, lui che è lì da 300 anni, solo, senza una femmina accanto.