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L’URCU di Gianna Fanfano

Intervista alla presidente dell’Unione Regionale Cuochi Umbri.

Gianna Fanfano è la neoeletta presidente dell’Unione Regionale Cuochi Umbri (URCU)associazione senza scopo di lucro che riunisce cuochi professionisti e appassionati di cucina. Molte sono le iniziative e le sinergie all’orizzonte di questa divisione regionale della Federazione Italiana Cuochi, indirizzate verso un’unica meta: la promozione dell’arte della ristorazione.    

Che cosa significa per una donna presiedere l’Unione Regionale Cuochi Umbri? 
A livello nazionale siamo poche, forse due o tre. L’Umbria però ha da sempre riconosciuto un ruolo importante alla figura femminile, con diverse donne a ricoprire cariche. Io stessa, già nel mandato precedente, avevo il ruolo di vicepresidente regionale, ma sono stata anche segretaria provinciale. Perciò sono stata facilitata, mi ero già guadagnata la fiducia. 

E per lei, cosa significa dal punto di vista professionale? 
Chi fa la nostra professione sa quanto è duro il nostro lavoro. Stare dentro un’associazione significa fare squadra, condividere determinati progetti, risolvere problemi, sostenere aziende con prodotti che fanno ricca la nostra regione, crescere insieme, incontrare altre realtà, confrontarci: senza dubbio rappresenta una crescita professionale per tutti, anche per me che amo molto il mio territorio e il mio lavoro. 

Quali sono i protocolli di intesa in essere? 
Al momento abbiamo riconfermato il protocollo d’intesa con l’Università dei Sapori, fortificando il rapporto. Nel futuro immediato, considerato che l’Università per Stranieri di Perugia ha attivato il corso di laurea M.I.C.O. che ha lo scopo di offrire una formazione culturale e tecnico-pratica sul made in Italy legato alla gastronomia e all’ospitalità, abbiamo intenzione di stabilire percorsi congiunti. Stessa cosa con lColdiretti: abbiamo già preso contatti e a breve firmeremo un protocollo d’intesa. 

Quali le prospettive future? 
Il nostro scopo è di promuovere la conoscenza e la diffusione della cucina professionale e della cultura gastronomica italiana, soprattutto quella umbra, con particolare riguardo alla qualità e all’origine dei prodotti, anche se poveri. Altro scopo è la diffusione di corretti stili alimentari attraverso la formazione e l’aggiornamento professionale dei nostri associaticon la certificazione delle competenze e delle nuove tecniche, con l’impiego di nuove tecnologie per la trasformazione e conservazione dei cibi, con la sostenibilità del prodotto trasformato, nonché con la trasparenza nei confronti del consumatore. Cerchiamo, altresì, di coinvolgere il più possibile i giovani e le scuole. 

Cosa ha significato per URCU la join venture con URCT? 
Per me ha significato che insieme si può. C’è stata sempre molta sintonia con i nostri vicini e questa è stata una serata all’insegna dell’amicizia, del buon cibo e del buon bere, con la presenza di consorzi e di aziende – per citarne alcuni, il Consorzio della Fagiolina del Trasimeno, la Cantina Pucciarella e soprattutto Cancelloni Food Service, che con i suoi prodotti di eccellenza ha dato un grosso contributo alla riuscita della serata. Non è così scontato mettere insieme più di 50 chef che si conoscono appena e far funzionare tutto. Per noi è stata un’ottima vetrina per presentarci ai nostri associati e alle aziende, e per condividere questo progetto. 

E quella con i consorzi e le aziende del territorio? 
Premesso che l’obiettivo è quello di diffondere la cultura della ristorazione coadiuvando lo sviluppo del settore e della professionalità degli operatori professionisti e aspiranti tali, a mio avviso è indispensabile la collaborazione con i consorzi e le aziende del territorio. Questa sinergia serve per valorizzare l’eccellenze umbre per crescere entrambi. 

Sono previste altre iniziative simili a quella del 13 maggio alla Villa di Passignano? 
L’iniziativa del 13 maggio è piaciuta molto e onestamente anche io sono molto soddisfatta. Credo che a breve ce ne sarà un’altra, anche se è nostra intenzione fare gemellaggi anche con altre regioni. Chissà, magari in un futuro non troppo lontano riusciremo a portare i profumi e i sapori dell’Umbria anche fuori dall’Italia: la Federazione Italiana è composta anche da delegazioni estere con cui ci piacerebbe organizzare qualcosa.  

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