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Astice: e non chiamatelo aragosta!

Oggigiorno questo prelibato crostaceo, che è sempre più raro, appare sulle nostre tavole soltanto in occasioni molto speciali perché con la sua polpa pregiata sancisce l’importanza del pasto, preparato per celebrare un evento o una

Per concludere questo anno insieme e farvi gli auguri di Buon Natale abbiamo pensato di dedicare questo numero al principe delle ricette dei cenoni di Natale e di Capodanno: l’astice. Oggigiorno questo prelibato crostaceo, che è sempre più raro, appare sulle nostre tavole soltanto in occasioni molto speciali perché con la sua polpa pregiata sancisce l’importanza del pasto, preparato per celebrare un evento o una ricorrenza. Tuttavia, non sempre l’astice è stato considerato una pietanza raffinata, infatti, nell’America del XVII e del XVIII secolo era così abbondante nelle coste nordorientali da essere utilizzato come fertilizzante. Vennero addirittura promulgate delle leggi che vietavano di darlo, quale cibo, ai servi e ai detenuti più di due volte alla settimana, perché una maggiore frequenza sarebbe stata considerata un trattamento che sfiorava la crudeltà. Soltanto nei secoli seguenti e soprattutto a partire dal Novecento, grazie allo sviluppo dei trasporti e al conseguente aumento della distribuzione di astici freschi, riuscì a guadagnarsi la fama di prelibatezza gastronomica.
Tuffatevi dunque tra le pagine di questo numero di «Orizzonte» alla scoperta di questo nobile crostaceo che si presta alla preparazione di antipasti, primi e secondi di menu ricercati e perfetti per le festività natalizie che ci apprestiamo a trascorrere. Scoprirete ricette raffinate e sarà anche l’occasione per togliervi qualche curiosità: ad esempio, delle oltre cento varietà di astici esistenti, ne consumiamo in realtà soltanto due (l’Homarus gammarus o Astice europeo e l’Homarus americanus o Astice americano); inoltre, gli astici in natura non sono mai di colore rosso, ma lo diventano a cottura ultimata; e ancora, quando trovate una ricetta che parla di astice blu significa semplicemente che è a base di astice europeo, che presenta in natura un colore bluastro sul dorso, e non dell’astice blu vero e proprio che è di un meraviglioso colore acceso dovuto a una mutazione genetica e che è rarissimo (uno ogni due milioni di esemplari!). Pertanto la possibilità che ci venga servito è pressoché inesistente. Vorrei infine segnalare che nel 2015 il proprietario di un ristorante di Long Island si è fatto fotografare con un astice di 10 kg presumibilmente dell’età di 95 anni, dimostrando così che non è soltanto una credenza popolare il fatto che questi crostacei possano arrivare ai 100 anni di età!
Ora apprestiamoci a gustare un ottimo piatto a base di astice, magari sorseggiando un buon bicchiere di Soave o di Vermentino di Gallura che a esso mirabilmente si sposa; e non dimentichiamo che il galateo impone di portare alla bocca la polpa utilizzando semplicemente la forchetta, dopo averla estratta con le apposite pinze. Mentre va ricordato, nel preparare la tavola, che un piatto a base di astice dovrà essere servito con accanto una bacinella di acqua e limone in modo da consentire al commensale di potersi sciacquare le dita, e fornire qualche salviettina per asciugarle.
Concludo augurando personalmente e da parte di tutta la Redazione di «Orizzonte» Buone Feste a tutti i lettori!

 

Direttore Responsabile